04
di Sergio Gambitt19
Guerra! 2 (di 2)
-Niente può
fermarmi.
Sto venendo per
te.
Riassunto delle puntate precedenti, gentilmente offerto
dalla Black Cat Productions:
Vengo contattata da una certa Ms. Dawn, la mia versione
anziana, per entrare in una base militare segreta e scoprire cosa vi avviene
dentro. Lì però incrocio la strada di una tale Domino, una psicopatica con la
mania delle armi grosse (sarà per compensare?), che prima fa fuori a sangue
freddo un intero plotone per farci guadagnare tempo, e poi mi chiede di staccare
la grata del condotto di aerazione per sviare gli altri soldati e di precederla
in un tubo di refrigerazione in cui si può stare al massimo mezzo minuto prima
di andare in ipotermia.
Morale della favola: ho le chiappe gelate e i piedi quasi
totalmente insensibili, mentre tento di aprire un varco che dovrebbe portarci
al piano inferiore, dove molto probabilmente incontreremo molti altri soldati.
….
Almeno non parlo più da sola.
“A che punto sei?”
La psicopatica ha la voce spezzata dal freddo, anche se
cerca di nasconderlo.
“Non è facile lavorare con le spalle coperte da una
cinquantina di chili di pura pazza assassina e le gambe semi congelate, sai?
Dammi qualche altro istante.”
“Non abbiamo più tempo. Altri dieci secondi e restiamo
qui per sem…”
Il fianco del tubo si apre e le due rotolano nel
corridoio sottostante, portandosi dietro un bel po’ di brina. Domino è la prima
a rialzarsi:
“Brava.” dice a Felicia, dandole la mano per tirarla su.
“Grazie, grazie, niente app…ouch!” il polpaccio destro
cede e la fa crollare a terra.
“Cosa…?”
“Il polpaccio,” dice la Gatta Nera indicandolo “non
riesco a muoverlo. Credo si sia completamente congelato.”
Domino si guarda intorno considerando la situazione.
Quella ragazza l’ha aggredita e le ha fatto saltare la copertura, tutto
considerato è già tanto se prima l’ha salvata dai soldati. Curarla e portarsela
dietro sarebbe un’inutile perdita di tempo, senza contare che sarebbe
sicuramente d’intralcio alla sua missione. Eppure…
Lì di fianco scorge un piccolo ripostiglio semi aperto.
Senza dire niente solleva Felicia e le poggia il braccio sulla propria spalla,
portandola fin lì. Quindi la adagia delicatamente a terra e si inginocchia
davanti a lei. Sempre senza parlare, le comincia a massaggiare il polpaccio.
L’altra resta a guardarla per qualche istante, poi:
“Quei soldati non si meritavano di morire così.”
“Ci avrebbero uccise a sangue freddo.”
“Stavano solo difendendo la loro base. Erano soldati
americani, Santo Dio!”
“E cosa li rende diversi da soldati tedeschi, o francesi?
Non ho visto nessuno di loro con meno di una pistola in mano. Conosco bene le
operazioni militari; non stavano difendendo la loro base, ci volevano morte.”
“Ma questo non ci giustifica a porci al loro stesso
livello! Noi dovremmo essere migliori!!”
“Noi?” Domino guarda per un lungo istante Felicia negli
occhi. Nel suo sguardo tutta la durezza e la freddezza accumulate in una vita
di guerre. Oltre questo però la Gatta Nera nota una punta di infinita tristezza,
nascosta bene nel profondo del suo animo, ma sempre lì a ricordarle che la sua
è una battaglia troppo importante per poter essere abbandonata, e che in troppi
sono morti per essa. Quando Domino torna ad occuparsi del polpaccio, la sua
voce dura risulta più incrinata di prima: “Tu potrai anche continuare a vivere
nel tuo mondo perfetto, in cui con un paio di colpi importanti puoi permetterti
di vivere nel lusso e di dormire bene la notte, ma il mondo non va così. C’è
chi non ha avuto le tue stesse opportunità, chi non ha altra scelta che subire
le prepotenze dei pochi, potenti intoccabili. C’è tutto un altro mondo là fuori
in cui o uccidi, o sei uccisa. E se vuoi fare qualcosa per cambiare le cose,
prima o poi sarai portata anche tu a sporcarti le mani. E’ vero, dovremmo
essere migliori. Ma a volte non hai altre alternative.”
Il silenzio cala di nuovo, pesante come un macigno.
Più sotto.
Una figura si erge maestosa tra miriadi di cavi e
circuiti, davanti ad una serie di televisori che trasmettono incessantemente la
lotta di Domino e della Gatta Nera contro i soldati. L’immagine si interrompe
su un primo piano di Domino, e il volto della figura sembra deformarsi per
effetto di quello che a tutti gli effetti dovrebbe essere un sorriso.
“Mi sei venuta a trovare infine, mia cara. Prometto che
non dimenticherai questa visita. Mai più.”
“Perché sei qui?”
Il tono della domanda della Gatta Nera non è più
inquisitorio come prima. Domino se ne rende conto, ma non alza lo sguardo
mentre risponde:
“Ho saputo che a gestire questa installazione è una di
quelle persone che vedrei meglio sotto… dietro le sbarre. Ha già messo in
pericolo me e i miei amici più volte, e ha un conto in sospeso con la
sottoscritta. Stasera dovrà essere pagato.”
Le due restano un altro po’ in silenzio, quindi è Domino
ad infrangerlo nuovamente:
“E tu?”
“Sono stata ingaggiata per scoprire cosa succede qui
dentro. Per quanto mi riguarda avrei anche finito la mia missione, ma…” Felicia
abbassa gli occhi per un istante, poi torna a fissare quelli di Domino “Senti,
sarò sincera con te. Non approvo i tuoi metodi, e non scenderò ai tuoi stessi
compromessi, ma mi hai salvato la vita, e se vuoi il mio aiuto per risolvere il
tuo problema sarò lieta di offrirtelo.”
“Non sei tenuta a farlo.”
“Tu non eri tenuta a rimettermi a posto il polpaccio.”
Domino sorride, quindi allunga la mano verso Felicia. I
due pugni si intrecciano, stringendo una nuova alleanza. Poi la prima dice:
“Credo sia a posto adesso, te la senti di muoverci?”
Felicia si rimette in piedi e piega il ginocchio un paio
di volte, poi:
“Agli ordini, capo.”
-Stiamo arrivando.
Più tardi.
La Gatta Nera e Domino stanno esplorando lo stabilimento militare
da circa venti minuti, inoltrandosi sempre più nelle profondità di una
costruzione che sembra essere scavata per miglia nel cuore del deserto del
Nevada. L’allarme rosso è ancora attivo, ma finora l’abilità nel superare ogni
sistema di allarme di Felicia e la strategia militare di Domino hanno avuto la
meglio sulle varie telecamere, sensori e plotoni di soldati disseminati per la
base. All’ennesima svolta di un corridoio Domino percepisce uno strano rumore
in lontananza, e senza parlare fa cenno a Felicia di fermarsi. Con
circospezione posiziona uno specchietto all’angolo del corridoio, ed osserva
cosa si trova oltre la svolta. C’è una specie di ponte metallico sospeso su una
grande stanza illuminata, in cui sembra esserci un gran movimento di uomini e
donne vestite di bianco che vanno e vengono con dei candidi fagottini in mano.
Sul ponte non sembrano esserci allarmi o telecamere, ma i corrimano sono
costituiti da semplici barre metalliche, che permetterebbero alle persone
sottostanti di vedere chi passa sopra. Domino si gira verso la Gatta Nera, e le
fa segno di appiattirsi sul pontile e di superarlo strisciando. Questa
annuisce, e si prepara a seguire l’altra. Arrivate a metà nessuno sembra averle
scorte, e il rumore sospetto si è fatto fortissimo. Uno dei rumori più comuni
al mondo, ma che sicuramente non ci si aspetterebbe di trovare in un posto del
genere. Vagiti. La stanza sottostante è piena di lettini bianchi, in ognuno dei
quali si trova un neonato, mentre dottori ed infermiere brulicano tutt’attorno
per provvedere ai loro bisogni. Dal centro del pontile metallico, Felicia fa
segno a Domino di aspettare ad andare avanti. Del resto è stata pagata per
scoprire cosa succede lì dentro, ed almeno deve alla sua mandante un’occhiata
più approfondita. Quindi senza far rumore, scivola in avanti verso la sporgenza
del pontile, e con circospezione guarda sotto di sé. Quel che vede le toglie il
fiato. Ognuno dei bambini ha una qualche malformazione. Da una parte un bimbo
con piccole corna fuoriuscenti dalla testa, da un’altra una bimba dalla
carnagione verdina. Da una parte bimbi normali con strani dispositivi metallici
inseriti sulla fronte e persino dentro il cranio, dall’altra culle a chiusura
ermetica sature di ogni tipo di energia.
“Mio Dio…” sussurra Domino, appena arrivata al fianco di
Felicia. La mezza frase è sufficiente per scuotere la prima, e, sempre
silenziosamente, la Gatta Nera porta la mano accanto all’orecchio sinistro e
preme leggermente. Un piccolo cerchio di vetro sulla sua fronte comincia a
scattare delle fotografie della stanza, con una serie di piccoli <click>.
Alla fine Felicia si sforza per distogliere lo sguardo dall’area sottostante, e
con un colpetto sulla spalla di Domino comincia a strisciare verso l’altra
estremità del ponte. Domino la segue, ancora piena di domande per quel che ha
appena visto.
-Avrai molto di
cui rispondere.
Una volta superata la stanza le due vanno avanti per un
po’ senza parlare. All’ennesimo bivio però è Domino ad infrangere il silenzio.
“Non mi piace…”
“Cosa c’è ora?” sussurra la Gatta Nera.
“Sta andando tutto troppo liscio…”
“Devo aggiungere la paranoia alla tua schiera di
difetti?”
“No ascolta. Sicuramente hai notato che da un po’ non
incontriamo più soldati…
“Ci staranno cercando ai piani superiori…”
“Fammi finire. Mi insospettisce il fatto che da un po’
stiamo seguendo dei percorsi obbligati. Ad ogni bivio una sola via è
accessibile, mentre le altre sono sbarrate da porte o muri. Credo ci stiano
portando in un posto ben preciso.”
“Vuoi dire che stiamo per cadere in una….
Qualche stanza più avanti una figura al centro di un
groviglio di cavi sorride osservando Domino da uno schermo.
“Hai capito finalmente…” e i suoi occhi si illuminano di
rosso, “Benvenute nella mia…
….trappola?”
All’improvviso le mura del corridoio in cui Domino e
Felicia si trovano cominciano a muoversi da sole una contro l’altra, nel
tentativo di schiacciarle. Domino reagisce fulmineamente e comincia a
ispezionare tutte le porte che danno sul corridoio, tutte irrimediabilmente chiuse.
“Fatti da parte!” grida Felicia e con uno scatto estrae i
suoi artigli d’adamantio. La serratura della porta si infrange e le due si
scaraventano dentro poco prima che le mura collidano alle loro spalle. Si
ritrovano a correre in un altro corridoio, incalzate da dei mitragliatori a
muro che sparano senza pietà raffiche letali, e che si avvicinano sempre di più
assieme al muro a cui sono fissati. Alla fine del corridoio Felicia scorge tre
porte, e senza pensare si scaglia su quella a sinistra.
“No!” grida Domino, e spara un colpo del suo
mitragliatore alla porta centrale, la cui serratura salta immediatamente. La
Gatta Nera fa appena in tempo a seguirla prima che i mitragliatori a muro
centrino le altre due porte, che colpite esplodono con un boato gigantesco.
“Weehve!” esclama la Gatta “Come facevi a saperlo?”
“Non lo sapevo, ho tirato ad indovinare.” risponde Domino
scrutando attentamente la stanza in cui sono capitate. E’ una sala gigantesca,
colma di macchinari tecnologici. Dalle pareti, dal soffitto, dal pavimento,
fuoriescono una marea di tubi e cavi metallici, che convergono in una specie di
costruzione rialzata al centro della sala. Su di essa spicca una figura
imponente, alta circa due metri e interamente ricoperta da fili elettrici che
escono ed entrano dal suo corpo. La silhouette è chiaramente umana, femminile,
ma in diversi punti l’epidermide è sostituita da pezzi metallici, senza contare
i vari innesti che amplificano le dimensioni di gambe e braccia. Persino il
viso ha poco di umano. Gli unici indizi che lasciano intuire che quel volto
prima era di una persona sono dei radi capelli biondi corti che compaiono qua e
là sul cranio e qualche pezzo di cute che affiora tra diversi tubi ed apparati
meccanici inseriti direttamente nel viso.
“Benvenute nella mia umile dimora.” esordisce la donna,
con una voce femminile ma dalla forte eco metallica che ne amplifica ogni
parola.
“Eeyuch, e quella cosa chi è?!” esclama la Gatta Nera.
“Quella <cosa> si chiama Grifone. Era un soldato di
nome Ekatarina Gryaznova prima che la mandassi in coma e che Bastion la
trasformasse in una Prima Sentinella. Da allora si è sottoposta a diverse
operazioni che l’hanno resa più macchina che umana. E tutto questo per potersi
vendicare di me.”
“Bhe, non si può certo dire che al chirurgo plastico di
Cher manchi il lavoro al giorno d'oggi…” risponde la Gatta.
Domino la guarda, poi torna a concentrare la sua
attenzione su Grifone.
“Hai finito con i tuoi patetici tentativi di
distruggermi, Gryaznova! Questo sarà il tuo ultimo giorno di vita!” e senza
darle il tempo di reagire spara una raffica micidiale del suo mitragliatore
verso il centro della stanza. I proiettili si infrangono tutti su un campo di
forza invisibile che circonda il palco centrale. Grifone si limita
semplicemente a sorridere, poi dice con calma:
“Mia cara, impulsiva Domino. Ti seguo sin dal primo
istante in cui hai messo piede in questa base. E avevi ragione, il mio scopo
era farti arrivare sin qui. Non ti sei mai chiesta perché?” gli occhi di
Grifone si illuminano per un istante, e ogni porta della stanza si richiude
ermeticamente. Sia Domino che la Gatta Nera si guardano intorno nervosamente,
cercando un possibile punto di fuga. Quando si rendono conto che non ce ne
sono, ritornano a guardare l’imponente figura di Grifone, che dopo essersi
gustata il loro smarrimento, continua il suo monologo “Ti ricordi dell’ultima
volta all’Istituto Aguilar? Ricordi che mi limitai ad imprigionarti, quando
avrei potuto fare qualsiasi cosa di te? Io ti odio. Per colpa tua ho perso la
mia umanità e sono costretta a ricorrere a questi innesti meccanici per poter
vivere. Ma la tua morte non sarebbe stata abbastanza a ripagare una vita di
sofferenze. Ecco il motivo del congegno che ti ho innestato al collo. Volevo
farti sentire debole ed indifesa, prigioniera di un corpo che non sentivi più
come tuo e che non rispondeva più alle tue richieste. Ma quello era solo il
primo passo della mia vendetta. Sei riuscita a disattivare il congegno, eh? Hai
riacquistato il controllo… ma il dispositivo è ancora lì!” gli occhi di Grifone
brillano di nuovo. Domino urla e si porta entrambe le mani al collo. Poi crolla
a terra in preda al dolore. Quando si rialza, il suo è uno sguardo furioso.
“Cosa…” tenta di dire Domino, con un notevole sforzo
“…cosa stai facendo?”
“Vedi…il congegno che ti ho installato non serviva solo a
ridurre i tuoi riflessi. Quella è una modifica che ho apportato personalmente.
Il progetto originale mirava a costruire un dispositivo di controllo,
attraverso cui manovrare a piacimento colui o colei a cui veniva impiantato.
Purtroppo non molti sopravvissero all’operazione di inserimento. Tu sei una
delle fortunate a non averlo rigettato. Quindi ora, grazie a te, potrò
finalmente testare il dispositivo.”
Le braccia e le gambe di Domino cominciano a muoversi
indipendentemente dal suo controllo.
“Do…Domino?” dice Felicia, preoccupata per l’espressione
di grande sforzo sul viso della sua compagna.
“E’ inutile combattere contro il tuo corpo,” continua
Grifone “ormai è in mio potere. Sapevo che saresti venuta prima o poi, e
aspettavo questo momento con ansia. Certo, la presenza della ladra non era
prevista, ma a questo porremo subito rimedio.”
Domino colpisce con forza Felicia sul volto e la fa
cadere a terra. Quindi impugna il suo mitragliatore e mira verso di lei.
“Mi…mi spiace.” riesce solo a dire prima che le sue dita
premano il grilletto.
“Oh, figurati…!” risponde la Gatta Nera togliendosi dalla
traiettoria un attimo prima che la raffica la colpisca. Poi comincia a correre
per la stanza, sempre un passo avanti ai proiettili del mitragliatore. Per di
più gli occhi di Grifone si illuminano nuovamente, e tutti i cavi e i condotti
metallici della stanza cominciano a mulinare verso di lei, schioccando come
fruste affilate.
“Oh, meraviglioso!” esclama la Gatta Nera e sguaina gli
artigli per tranciare tutti quelli che non riesce ad evitare.
“Non hai scampo, ladra.” dice Grifone “Arrenditi e sarai
risparmiata.”
“Per fare la stessa fine di Domino?” risponde la Gatta
“No, grazie. Ho ancora qualche asso nella manica!” e saltando su un
conglomerato di computer afferra al volo uno dei cavi metallici e si libra per
tutta la stanza verso la figura centrale di Grifone. Una volta arrivata in
prossimità però va a sbattere contro qualcosa di invisibile e cade accanto ad
altri congegni che emettono uno strano ronzio.
“Complimenti per l’inutile tentativo.” dice Grifone con
un ghigno malefico “O hai già dimenticato il campo di forza che mi circonda?”
“Io no.” risponde la Gatta tenendo fissi gli occhi sulla
figura di Domino che si sta voltando verso di lei “Ma tu?” e il corpo di
Domino, sempre controllato da Grifone, spara verso la direzione in cui un
attimo prima si trovava la Gatta Nera, per colpire solo i marchingegni alla
base del palco metallico. I congegni vanno in corto circuito, e il campo di
forza che circondava Grifone scompare con un rumore sinistro. Ma questa, invece
di preoccuparsi, continua a sorridere.
“Ti credi furba, eh?” e spara il braccio sinistro verso
il corpo ancora in fuga di Felicia. Dei reattori alla base del braccio si
attivano e questo comincia a seguire la Gatta Nera fino a che la mano non le
afferra il collo e la manda a sbattere contro un muro, lasciandola appesa lì
semi-tramortita. Domino si avvicina minacciosa e punta il mitragliatore contro
la testa di Felicia.
“Non…non farlo…” riesce solo a dire Felicia ai vacui
occhi della sua compagna.
Domino preme il grilletto.
<click>
“Uh?” dice sorpresa la Gatta Nera. La vuota espressione
di Domino non cambia, mentre continua a premere il grilletto con insistenza.
<click>
<click> <click> <click>
Inceppato.
“Ho fatto indigestione di quadrifogli ieri, o che?!”
esclama la Gatta Nera mentre piazza un calcio in faccia a Domino e con i suoi
artigli fa a pezzi il braccio sinistro di Grifone. Quindi comincia a correre
verso il centro della stanza, ma la mano di Domino le blocca il piede e la
scaraventa per terra.
“Io non volevo farlo bella, ma la mia pazienza ha un
limite!” grida la Gatta Nera e si getta sulla sua compagna. La prima artigliata
diretta al suo addome va a segno, ma Domino non sembra neanche accorgersene,
anzi ricambia il suo attacco con un pugno alla faccia, che Felicia scansa con
una piroetta. Senza lasciarle il tempo di respirare, Domino torna all’attacco
con una serie di calci, che la Gatta Nera riesce ad evitare arretrando verso il
muro. Quando si trova quasi con le spalle al muro, salta verso la parete e
poggiando le gambe su di essa si dà la spinta per una giravolta con cui supera
Domino e atterra alle sue spalle. Quindi tenta di colpirla con il taglio della
mano sul collo, ma Domino si gira appena in tempo e blocca il suo attacco con
il palmo della mano. Gli artigli di Felicia si conficcano per qualche
centimetro all’interno dell’arto di Domino. La Gatta Nera si lascia distrarre
per un istante da questa piega degli eventi, e la sua avversaria ne approfitta
per spezzarle l’avambraccio con il gomito del braccio libero. Felicia urla di
dolore e cerca di sfuggire, ma i colpi di Domino non le danno tregua. Alla fine
si accascia a terra priva di sensi, ai piedi della sua ex compagna.
“Bel lavoro Domino,” dice Grifone compiaciuta “sei stata un’ottima cavia. Ora sbarazziamoci della ladra.” e detto questo un pannello metallico del pavimento si apre scoprendo il pozzo infuocato sottostante. Domino raccoglie il corpo di Felicia e si avvicina all’inceneritore. Quindi lo solleva sopra il suo capo e si prepara a gettarlo di sotto. Una lacrima le scende giù per la guancia. Il corpo inerte della Gatta Nera precipita nel pozzo.
“Sì, sì, SI!!!” esulta Grifone dal centro della stanza
“Il collaudo è andato ottimamente!! Grazie a te ora riuscirò a capire cosa ti
ha permesso di non rigettare il marchingegno e comincerò a produrlo in serie!
Non dovrò più far finta di obbedire a Bastion, o alle multinazionali, o
all’esercito per continuare i miei esperimenti. Questa volta avrò un intero
esercito personale alle mie dipendenze, e niente potrà più fermarmi! E la sola responsabile
sarai tu, Domino…non sei contenta? Avanti…ti permetto di rispondermi.”
“Sei pazza.” dice solo Domino, guardando con odio
infinito Grifone.
“Sì, può darsi. Ma sono una pazza che è riuscita a
neutralizzare una delle migliori mercenarie al mondo e ad uccidere una delle
migliori ladre!”
“Io non ci conterei così tanto!” grida una voce dietro
Grifone, e subito dopo degli artigli trapassano da parte a parte il collo della
cyborg. La sua testa rotola giù per terra, e l’intera stanza subisce un calo di
energia elettrica. Anche Domino, finalmente, si sente libera dal controllo di
Grifone.
“Gatta!” grida “Ce l’hai fatta!”
Felicia sorride verso Domino:
“L’adamantio…è per sempre.”
Poi le luci si riaccendono in tutta la stanza, e sui
monitor compare l’orrendo volto di Grifone, che, pur con qualche scarica
elettrostatica, riesce a dire:
“Pazza! Credevi di riuscire a sconfiggermi così
facilmente ed uscire dalla base indisturbata?! IO sono la base!! Non c’è angolo
che non sia sotto il mio controllo, non c’è anfratto che non possa raggiungere!
Siete intrappolate qui con me, e qui resterete!!”
Nuovamente tubi e cavi metallici cominciano a mulinare
contro le due ragazze. Nello stesso tempo dalle mura escono fuori diversi
mitragliatori che aprono il fuoco in tutte le direzioni. La Gatta Nera comincia
a piroettare nella stanza, nell’arduo tentativo di sfuggire sia ai cavi che ai
proiettili. Domino invece si nasconde dietro un grosso marchingegno e comincia
a frugare nel suo zaino, da cui tira fuori diversi componenti che inizia
velocemente ad assemblare.
“Non per rinfacciarti il fatto che ti ho appena
risparmiato una vita di schiavitù…” grida Felicia in direzione del nascondiglio
di Domino “…ma una mano non sarebbe sgradita in questo momento!!”
Per tutta risposta Domino si alza con in mano un grosso
lanciamissili e spara un razzo contro il complesso di monitor in cui campeggia
ancora il volto di Grifone. L’esplosione seguente fa tremare l’intera stanza
per una decina di secondi, poi silenzio. Né i cavi né i mitragliatori si
muovono più, e anche le luci sembrano aver perso energia, facendo sprofondare
la stanza nella penombra. Questa calma provvisoria è interrotta da una nuova
voce metallica femminile, questa volta atona e priva della fastidiosa
intonazione di quella di Grifone.
<PROTOCOLLO DI SICUREZZA 141-BIS INNESCATO – QUESTO
INSTALLAMENTO ESPLODERA’ FRA 5 MINUTI…4 MINUTI E 59 SECONDI…4 MINUTI E…>
“Vieni con me!” grida
Domino alla Gatta Nera, e avvicinandosi ad una porta tira fuori dalla cintura
una sostanza malleabile, che attacca vicino al pomello. Poi salta dietro un
macchinario e grida a Felicia “Stai giù!” un istante prima che la porta esploda
fragorosamente.
“Come hai…” sta per dire
Felicia, ma Domino la interrompe:
“Plastico. Ne ho
abbastanza per uscire da qui, ma dobbiamo sbrigarci.”
La Gatta Nera annuisce,
poi comincia a correre dietro Domino nel labirinto di corridoi
dell’installazione militare.
Cinque minuti dopo.
Su un altipiano roccioso,
Domino e la Gatta Nera osservano la base militare coperta dalle fiamme. E’
incredibile in quanto poco tempo siano riusciti ad evacuarla totalmente.
Incredibile come, durante la fuga, nessuna delle due abbia incontrato anima
viva. Incredibile come adesso tutt’attorno non sembri esserci nessuno per
miglia e miglia. Solo deserto.
“E’…è tutto vuoto.” dice
la Gatta, parlando per entrambe.
Silenzio.
“Io…ho i miei documenti,
e le mie foto...” riprende a dire la Gatta Nera.
“E io ho la mia
vendetta.” risponde Domino “O almeno credo.”
“Non è stato poi così
male lavorare con te…” dice Felicia, visibilmente a disagio.
“Neanche per me…”
Il silenzio cala di
nuovo.
“Bhe…allora io andrei…”
dice la Gatta Nera “Ho ancora molte miglia da fare prima di raggiungere la strada.”
“Vai allora, io resterò
qui ancora un po’ a perlustrare ciò che resta della base.” risponde Domino, e
nello stesso istante in cui pronuncia queste parole sa già che non troverà
niente di niente. Il segreto in cui sono incappate è troppo grande per poter
essere rivelato così facilmente. Più grande anche delle vite dei soldati, e di
quelle dei bambini che il complesso ospitava.
“Buona fortuna, allora…”
dice Felicia.
“Sì, in bocca al lupo.”
risponde Domino.
La Gatta Nera si volta e
si avvia, in direzione del deserto sconfinato del Nevada. Sul ciglio
dell’altura Domino resta ferma a guardare il sole che sorge sulle rovine ancora
coperte dal fuoco. Poi si smuove, e scende verso valle.
Note: Domino rappresenta
la guerra, e nell’episodio a lei dedicato era impossibile non ispirarsi alle
atmosfere agrodolci dei film bellici, pieni di atti eroici in pieno contrasto
con l’incubo apocalittico che ogni guerra ispira. Un mondo in cui l’amicizia è
il bene più prezioso, e proprio per questo è raro da trovare. Un mondo in cui
l’alba libera il soldato dalla paura di un’imboscata notturna, e
contemporaneamente mostra la vita nella sua crudezza. Un mondo in cui non ci
sono né vinti né vincitori, ma solo comparse nell’interminabile film
dell’esistenza. Spero di aver reso bene tutto ciò.
Ho anche sfruttato il
rapporto Domino/Gatta Nera per parlare di due diversi modi di intendere i
supereroi. Da un lato quello classico e un po’ ipocrita rappresentato dai
Vendicatori, dall’altro quello moderno e crudo di Authority.
Come al solito commenti,
suggerimenti o insulti a: gambittolo@hotmail.com.
Per quanto riguarda
Grifone è tutto riassunto da Domino. Se volete andare a recuperare le sue
(poche) apparizioni le trovate su: Gli Incredibili X Men 97, X Men Universe
40, Gli Incredibili X Men 98 in qualità
di Prima Sentinella, e su X Men Universe 53 nella nuova veste di Grifone.
Nel prossimo numero: a cosa porteranno i documenti trafugati dalla Gatta Nera? Scopritelo assieme ad Elektra e Psylocke in un’avventura urbana intitolata: Ninja! (trema Bendis, trema…).